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  • Chiara Cemmi

25 Novembre: Giornata Internazionale per L’eliminazione della Violenza Contro le Donne.




Oggi, 25 novembre, è la giornata mondiale contro la violenza alle donne.




Questa data venne scelta già nel 1981 dagli attivisti per i diritti delle donne, in memoria di un violento omicidio, perpetrato nel 1960 nella Repubblica Dominicana contro le tre sorelle Mirabal.

Venne poi adottata nel 1999 dalle Nazioni Unite per istituire la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne (istituita a seguito della Dichiarazione di eliminazione della violenza contro le donne del 1993) nella quale i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG sono invitate a organizzare “attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani ancora molto diffusa” (come si legge dal sito onuitalia).


Nel nostro contesto nazionale vi è stata sicuramente negli anni una sempre maggior attenzione al tema, si pensi solo alle modifiche che sono occorse nel nostro codice penale (come esempio esplicativo, basti citare la legge 69/2019 del luglio scorso, il cosiddetto Codice Rosso). Tuttavia questa è ancora oggi una tematica molto importante ed estremamente ampia, di cui abbiamo riscontri purtroppo frequenti anche solo dalla cronaca nazionale.

È quindi, a mio parere, estremamente importante continuare a formarsi, a informarsi e a fare soprattutto prevenzione per ottenere un vero e sostanziale cambiamento sociale.


Ma quali sono i cosiddetti reati di genere?


Ce ne da una definizione il Ministero dell’Interno:

Con l'espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.


Nel caso si sia vittime di una qualunque di queste forme di violenza, sono previsti sul territorio nazionale diversi centri specializzati, come consultori, centri antiviolenza, il telefono rosa antiviolenza e antistalking (tutti consultabili dal sito della salute), a cui potersi rivolgere per trovare il supporto e il sostegno opportuno.


Qualunque sia il tipo di violenza di cui si è vittime, tendenzialmente, oltre alla sofferenza fisica/psicologica provocata dall’atto subito si unisce anche un forte senso di vergogna, paura (non solo di ritorsioni, ma anche di non essere credute, della reazione che le persone intorno a loro avranno, del giudizio che verrà espresso) e anche senso di colpa.

Queste reazioni sono tutte normali ed è compito di chi accoglie le loro parole di far sentire la persona a proprio agio, al sicuro e non giudicata, in un ambiente protetto, dove possa prendere, in libertà, le proprie decisioni.

Inoltre, la competenza e la qualità dell’assistenza fornita a donne vittima di violenza è stato rilevato essere correlata con l’efficacia percepita dalle stesse nella gestione del proprio caso, a prescindere dall’esito dello stesso (Baldry et al., 2016): questo risultato sottolinea l’importanza, per chi lavora su queste tematiche, di essere sempre formato sicuramente ma anche di saper accogliere le testimonianze di queste persone ed evitare o perlomeno ridurre il rischio di vittimizzazione secondaria (causata da una risposta di rifiuto, dal disagio e dall’umiliazione che una non accoglienza della propria sofferenza da parte dell’altro, sia esso Istituzione o l’hater, ormai dotato fin troppo di voce mediatica).


Donne che hanno subito queste forme di violenza hanno bisogno di riprendere il controllo della propria vita e di limitare il senso di impotenza che l’aver subito atti violenti può lasciare.

Hanno il diritto di riconoscersi come individui a cui è, certo, stata fatta violenza, ma a non identificarsi più con il fatto stesso.


Con riferimento al reato di stalking, come esposto in un precedente articolo, sono state individuate differenti tipologie di autori di questo reato.

Utilizzando come classificazione quella di Mullen, si riscontra come, tendenzialmente, la maggior parte di coloro che vengono riconosciuti come stalker rientra nella casistica del Rifiutato, ossia di colui (o colei) che ha avuto, prima dei comportamenti persecutori, una relazione di natura intima con la vittima. Inoltre, all’interno della classificazione del Rifiutato, la maggior parte delle vittime risultano essere donne, aggredite da uomini. Per questo motivo, spesso, quando si parla di stalking si parla (anche se non esaustivamente, certo) di violenza di genere.


Se si è vittima di questo tipo di reato, ci sono innanzitutto alcuni accorgimenti che possono essere presi:

In qualunque caso, interrompere qualsiasi tipo di contatto (Pathé et al., 2002) anche se stimolato o ricercato continuamente dal proprio persecutore, non dare in alcun modo riscontro di una comunicazione inviata (via email, sms, lettera o altro), tenendone tuttavia memoria e documentando ogni tentativo di intrusione.


Proteggere i propri dati e le proprie informazioni personali, modificando regolarmente le password e la privacy dei nostri social network, evitando di divulgare informazioni in merito ai nostri spostamenti, alle nostre abitudini.


Non isolarti ma informa le persone a te più care della situazione: non è una tua colpa ed è un tuo diritto essere tutelata .



Rivolgiti alle Forze dell’Ordine o a un legale di fiducia per capire cosa può essere fatto per interrompere gli atti persecutori. Qualunque sia la situazione che sta accadendo, la tua tutela è prioritaria (Mullen et al., 2009).


Chiedi supporto: subire questi comportamenti può avere delle conseguenze sul proprio stile vita, sulle proprie abitudini ma anche sulla propria modalità di vivere e relazionarti.



Permettiti di vivere la tua vita senza sentirti sempre in trappola.

È un tuo diritto.


Per qualsiasi informazione, dubbio o per una consulenza, non esitare a contattarmi!


Fonti citate:


Baltri A.C., Cinquegrana V., Cacace S., & Crapolicchio E. (2016). Victim’s perception of quality of help and support by the police issuing warnings orders in ex intimate partner stalking cases in Italy. Policing: A Journal of Policy and Practice, 10, 432-445.


Mullen P.E., Pathé M., & Purcell R. (2009). Stalking and Their Victims. Cambridge University Press.


Pathé M., Mullen P.E, & Purcell R. (2002). Patients who stalk doctors: theri motives and management. In Medical Journal of Australia, 176, 335-338.


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